LA BANCA DEL TEMPO


 
 
 

Durante alcuni incontri il Collettivo Donne di Rezzato ha analizzato la documentazione sugli scopi e sul funzionamento delle Banche Del Tempo già avviate sul territorio nazionale ed in Europa.

Da tale indagine, condotta per valutare la possibilità, nonché l’utilità, di proporre l’apertura di una Banca del Tempo anche nel nostro paese, ha ricavato una sintesi, costituita da ciò che condivide quanto a scopi e modalità di realizzazione di una simile iniziativa.

Tale sintesi è contenuta nel documento riportato sotto ed è stata approvata anche dal Gruppo Promozione Donna, che ha deciso di aggregarsi per partecipare alla formazione del gruppo promotore, che è così composto:

LILIANA POLLINI (a cui potete rivolgervi per chiarimenti ed informazioni fin d'ora al numero 2791029)
ENRICA VENTURINI
ROSELLA NEGRINELLI
ENZA LONATI
LUISA MOLERI

Una rappresentanza del gruppo promotore ha partecipato al convegno del 20 marzo a Firenze, organizzato dall'Osservatorio Nazionale delle Banche del Tempo e dal Comune di Firenze.
Le prossime iniziative, oltre ad essere pubblicizzate sul territorio, verranno segnalate su questa pagina.
 
 

DOCUMENTO CONTENENTE LE LINEE ISPIRATRICI DI UNA BANCA DEL TEMPO A REZZATO.
 

    “Ci si sottrae alla logica ossessiva delle regole del mercato e della produzione anche dando valore ad esperienze di lavoro di cura ed avendo interesse per la micro-organizzazione della vita quotidiana come senso per l’esistenza.”
 

L’obiettivo ultimo che la Banca del Tempo si propone di raggiungere è di ricreare quei rapporti di buon vicinato, che si sono ormai persi un po’ ovunque, passando attraverso lo scambio di prestazioni che risolvano i piccoli problemi quotidiani.

La BDT  funge da mediatore tra chi ha un bisogno e chi può soddisfarlo, portando a conoscenza degli iscritti le risorse disponibili sul territorio in termini di abilità e competenze spesso sconosciute e/o inutilizzate.

Alla BDT possono iscriversi, oltre ai singoli cittadini, anche i nuclei familiari, per far sì che un soggetto possa usufruire di una prestazione, che, non potendo egli stesso ripagare in alcun modo, viene scambiata con quella offerta da un altro membro della famiglia: è il caso del bambino che viene accompagnato a scuola o al parco e la cui mamma offre in cambio un pasto la domenica ad un nonno che rimane solo a casa.
 

Favorendo la soddisfazione di un bisogno, la BDT assolve a due suoi compiti: aiutare un socio a riconoscere un proprio problema ed a risolverlo e favorire la gratificazione di colui che ha fornito la prestazione utile.

I soci che lavorano possono utilmente impiegare il tempo libero da impegni professionali con attività gradite e consone alle proprie abilità: in cambio i lavori meno graditi o di difficile svolgimento per il socio potranno essere svolti da altri iscritti alla Banca del Tempo, con capacità e gusti diversi.

Un’azione mirata nei confronti degli anziani affinchè partecipino attivamente all’iniziativa, potrebbe poi, oltre a far sì che queste persone si sentano più utili, recuperare al bene comune tutta una serie di competenze e capacità che andrebbero altrimenti perdute.

A differenza di quanto avviene nell’ambito del volontariato, qui il ‘donatore’ è invitato a riconoscere a sua volta i propri bisogni e a usufruire delle prestazioni disponibili, in modo che lo scambio sia paritario.

In sostanza il saldo tra credito e debito deve restare entro limiti ben precisi, poiché chi dà, lo fa in funzione del proprio benessere, ossia mette a disposizione le proprie competenze atte a soddisfare dei bisogni altrui, per essere poi aiutato a risolvere i propri problemi.

Un’altra caratteristica fondamentale di questo scambio paritario è la circolarità: il soggetto che ha fornito un servizio, potrà cioè accedere, in cambio, ad una prestazione fornita da qualunque altro iscritto alla BDT. E’ anzi proprio compito dell’organizzazione fare in modo che non si creino, se non occasionalmente o comunque con limiti da stabilire, dei rapporti di reciprocità fra due soci.

Il valore del servizio offerto non è insito nello stesso, bensì viene determinato in funzione del tempo utilizzato per espletare il servizio stesso. L’ora è l’unità di misura degli scambi tra i soci. Un’ora offerta per accudire il gatto durante l’assenza del proprietario può essere scambiata con un’ora di lezione d’inglese oppure con un’ora di stiratura e così via. Al tempo, che nella Banca del Tempo è sganciato da valutazioni di carattere economico-mercantile, viene così restituita la sua connotazione originaria di misura della vita.

Le prestazioni che possono essere scambiate all’interno della BDT sono molte e tutte legate al lavoro di cura o al piccolo bricolage. Non è previsto lo scambio di prestazioni professionali, ma ci si aiuta a vicenda ad esempio per il ritiro di certificati, per andare a fare la spesa, per eseguire piccole riparazioni in casa, accompagnare qualcuno in auto, accudire animali domestici, potare le piante in giardino e così via.
L’elenco dei servizi si compila in funzione delle abilità messe a disposizione dagli iscritti ed è quindi suscettibile di continuo incremento e variazioni.
 

I servizi forniti dagli iscritti devono rivestire carattere di occasionalità: in particolare le esigenze che si connotano come continuative o comunque non limitate ad un certo periodo, e che si pongono nell’ambito assistenziale, verranno indirizzate ai servizi preposti.
La BDT non sostituisce ma si affianca, quindi, al volontariato ed ai servizi sociali, andando a riempire in modo innovativo gli spazi ancora scoperti di quel tessuto connettivo, che fa di un insieme di persone un gruppo sociale.
 
L’ORGANIZZAZIONE DI UNA BANCA DEL TEMPO A REZZATO

IL TERRITORIO.

Si è detto che i servizi offerti dai soci devono essere di aiuto nella soluzione dei piccoli problemi domestici quotidiani. Oltre a sollevare gli aderenti alla Banca del Tempo da attività che non sono in grado di svolgere o non gradite, tali aiuti dovrebbero contribuire a ricreare gli sbiaditi rapporti di buon vicinato, là dove i vicini non si conoscono o si scambiano appena il saluto. Questo, unito alla necessità, dettata da ragioni di sicurezza, che i nuovi iscritti siano presentati da un socio che garantisce per loro, fa sì che il territorio di riferimento debba essere limitato ad un quartiere o ad un comune, come avviene nelle esperienze già in atto.
La vicinanza e la conoscenza diretta tra gli iscritti non deve comunque portare al contratto diretto: le abilità devono circolare all’interno della Banca, che perderebbe altrimenti una delle sue caratteristiche fondamentali.
 

LA SEDE E GLI ADDETTI ALL’ORGANIZZAZIONE.

La Banca del Tempo deve avere una propria sede con un’attrezzatura che comprenda, tra l’altro, telefono, fax, personal computer e fotocopiatrice. Occorre quindi trovare uno sponsor, che sostenga queste prime spese: il Comune potrebbe essere il partner ideale, come in altre realtà. Dopo il primo sforzo economico iniziale, che sarebbe auspicabile assumesse il carattere della gratuità, gli esborsi del Comune per la Banca del Tempo (ad esempio l’affitto della sede o il costo del telefono) possono essere risarciti con ore di lavoro degli iscritti.

Occorre stabilire per quanti giorni alla settimana la sede rimane aperta e, negli altri giorni, organizzarsi con una segreteria telefonica. Nei giorni di apertura uno o più addetti assicurano la propria presenza per svolgere le mansioni necessarie al buon funzionamento dell’organizzazione. A questo proposito è da sottolineare la centralità e fondamentale importanza della figura del Coordinatore, che assicura un filo conduttore a tutta l’attività e i cui compiti principali sono di coordinare, verificare la qualità dei servizi prestati e intervenire in caso di contestazione, accogliere i nuovi soci, predisponendo i controlli che l’organizzazione riterrà necessari, e mantenere i contatti con gli Enti Pubblici eventualmente coinvolti e gli sponsor.
Gli altri addetti al lavoro di organizzazione offrono la propria opera in cambio di ore-lavoro degli iscritti alla Banca del Tempo. Il coordinatore potrebbe accedere alla stessa forma di retribuzione, a meno che, a fronte di entrate adeguate tramite la riscossione di una quota associativa e/o eventuali sponsorizzazioni, non si possa erogare un compenso in denaro.
Occorre comunque prevedere la disponibilità di una certa liquidità, per far fronte alle spese vive degli addetti e del coordinatore (per spostamenti, acquisto di documentazione, aggiornamenti ecc.)

LA GESTIONE DEGLI SCAMBI.
Gli scambi vanno contabilizzati ed il metodo con cui questo avviene nelle Banche del tempo esistenti è sostanzialmente uguale: chi presta la propria opera riceve un assegno dal socio che ha ricevuto il servizio, recante l’indicazione del numero di ore impiegate. Eventuali materie prime (come ad esempio gli ingredienti nella preparazione di una torta) vengono rimborsate direttamente in denaro, a fronte di scontrino.

Il coordinatore o comunque un suo incaricato provvede ad accreditare le ore impiegate al socio che ha prestato la propria opera, e ad addebitare pari numero di ore a colui che ne ha beneficiato. Periodicamente viene compilato un estratto conto ed i soci che hanno uno sbilancio (in dare o in avere) superiore ai limiti fissati dal regolamento, sono invitati a pareggiare i conti. Non vengono conteggiati interessi, ma se un socio non rispetta i termini entro cui viene sollecitato a ‘rientrare’, la sua iscrizione decade.

Gli assegni vengono stampati con due matrici, in modo che una di queste possa essere consegnata alla sede della banca, che provvede alla contabilizzazione. A proposito della stampa degli assegni, questa potrebbe essere effettuata ad opera di uno sponsor, in modo da ridurre i costi di gestione.
 
 
 

Quelle esposte sono alcune delle modalità di organizzazione che sono state affrontate e discusse dal Collettivo Donne e dal Gruppo Promozione Donna. I molti altri aspetti pratici, nel rispetto delle linee di principio informative enunciate in questo documento, verranno affrontati nel dettaglio dal nucleo promotore fino alla stesura di un progetto definitivo.

 


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